Quando lo stress diventa cronico: cos’è il burnout?

25 Luglio 2025

Il termine burnout viene spesso utilizzato nel linguaggio comune per descrivere una condizione di esaurimento o forte stanchezza, ma in realtà si tratta di un fenomeno psicologico complesso, con caratteristiche specifiche, riconosciuto anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il burnout nasce in genere in contesti lavorativi, quando uno stress prolungato, mal gestito o eccessivo porta a un deterioramento del benessere psico-fisico e della motivazione personale. Le professioni ad alto impatto relazionale, come quelle sanitarie, educative o assistenziali, sono particolarmente esposte, ma nessuna categoria ne è immune.

Il burnout si manifesta attraverso tre dimensioni principali: esaurimento emotivo, un atteggiamento distaccato e cinico nei confronti del proprio lavoro o delle persone con cui si interagisce e ridotta realizzazione personale. A differenza di una fase di stress acuto, che può risolversi con il riposo, il burnout è una condizione che tende a cronicizzarsi, minando progressivamente le energie, il senso di efficacia e la motivazione. Non si tratta solo di “essere stanchi”, ma di sentirsi svuotati, demotivati, spesso intrappolati in una routine che non lascia spazio alla rigenerazione.

Uno degli aspetti più insidiosi del burnout è che spesso si sviluppa in modo graduale e silenzioso. Si comincia con piccoli segnali (difficoltà di concentrazione, irritabilità, insonnia, senso di frustrazione) che vengono facilmente trascurati o attribuiti a fasi momentanee. Col tempo, però, questi segnali si intensificano e diventano parte integrante della quotidianità, fino a compromettere non solo il lavoro, ma anche le relazioni e la qualità della vita in generale.

Il burnout è strettamente legato a un’altra condizione spesso sottovalutata: lo stress cronico. Tutti sperimentiamo stress nella vita quotidiana, e in molte situazioni lo stress può avere una funzione adattiva, aiutandoci a reagire con prontezza a sfide o pericoli. Tuttavia, quando le fonti di stress sono continue, pervasive e non si riesce a recuperare un equilibrio, il corpo e la mente entrano in uno stato di allerta costante, che a lungo andare diventa dannoso.

Lo stress cronico può derivare da carichi di lavoro eccessivi, responsabilità familiari pesanti, dinamiche relazionali disfunzionali, incertezze economiche o ambienti di vita e di lavoro provanti. Le persone che vivono in questo stato prolungato possono presentare sintomi sia fisici (mal di testa, problemi gastrointestinali, tensioni muscolari, disturbi del sonno, stanchezza persistente) sia psicologici (ansia, irritabilità, apatia, difficoltà a prendere decisioni, perdita di interesse).

Nel lungo periodo, lo stress cronico può alterare il funzionamento del sistema immunitario, endocrino e nervoso, aumentando la vulnerabilità a diverse patologie, sia fisiche che mentali. Inoltre, quando il corpo non ha mai il tempo di “disattivare” la risposta di allarme, si innescano circoli viziosi in cui la persona diventa sempre più reattiva, stanca, incapace di rilassarsi. Questo stato di iperattivazione costante può predisporre non solo al burnout, ma anche a disturbi d’ansia, depressione o somatizzazioni.

Prevenzione, ascolto e cura: un nuovo equilibrio è possibile

Una delle chiavi fondamentali per prevenire e affrontare il burnout e lo stress cronico è imparare a riconoscerne i segnali precoci. Spesso le persone arrivano a chiedere aiuto solo quando la situazione è già molto compromessa, ma un ascolto attento di sé può fare una grande differenza. Imparare a dire di no, a stabilire confini chiari tra lavoro e vita privata, a concedersi pause e momenti di recupero non è un lusso, ma un atto di responsabilità verso sé stessi.

In molti casi, la consulenza psicologica o un percorso psicoterapeutico può aiutare a fare chiarezza, rimettere a fuoco le priorità, lavorare sulle aspettative irrealistiche (verso sé stessi o imposte dall’esterno), e costruire strategie più funzionali di gestione dello stress. È importante anche rivalutare il proprio stile di vita, promuovendo abitudini che favoriscano il benessere: attività fisica regolare, alimentazione equilibrata, sonno adeguato, tempo libero di qualità, relazioni significative.

Infine, il burnout e lo stress cronico non devono essere vissuti come un fallimento personale, ma come un campanello d’allarme che invita a un cambiamento. In una società che spesso premia l’iperproduttività e la disponibilità costante, prendersi cura di sé non è egoismo, ma una condizione necessaria per poter stare bene e, di conseguenza, essere presenti anche per gli altri. Riconoscere i propri limiti, fermarsi quando serve, chiedere supporto: sono tutti passi fondamentali verso un nuovo equilibrio possibile, più sano e più autentico.

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