Gli obiettivi secondo la psicologia dello sport: performance o risultato?

2 Luglio 2025

Nell’ambito della psicologia dello sport, la definizione e gestione degli obiettivi rappresenta un elemento chiave per il miglioramento delle prestazioni e del benessere dell’atleta. Un concetto fondamentale è la distinzione tra obiettivi di risultato e obiettivi di performance, due modalità di orientamento che, pur potendo coesistere, si basano su presupposti differenti e hanno effetti psicologici distinti.

 

Gli obiettivi di risultato si riferiscono al raggiungimento di un traguardo misurabile in relazione agli altri, come vincere una gara, classificarsi tra i primi tre, o battere un avversario specifico. Sono quindi fortemente dipendenti da fattori esterni e da variabili non interamente controllabili dall’atleta, come il comportamento degli avversari, le condizioni ambientali o le decisioni arbitrali. Gli obiettivi di performance, invece, si focalizzano sul miglioramento personale e sulla qualità dell’esecuzione. Non implicano necessariamente un confronto diretto con gli altri, ma piuttosto un confronto con sé stessi o con standard tecnici oggettivi. Ad esempio, abbassare il proprio tempo nei 100 metri, aumentare la precisione in un gesto tecnico, o mantenere un determinato ritmo durante una gara. In questa prospettiva, l’atleta mantiene il controllo sul proprio progresso, poiché tali obiettivi dipendono principalmente dall’impegno, dalla preparazione e dall’autoregolazione psicologica. Per questo motivo, nella formazione mentale degli atleti, i professionisti della psicologia dello sport spesso incoraggiano l’impostazione di obiettivi di performance come strumenti di motivazione e crescita personale.

Confronto tra obiettivi di risultato e di performance: vantaggi e limiti

Dal punto di vista motivazionale, gli obiettivi di risultato possono avere un forte impatto sull’energia emotiva dell’atleta. La possibilità di vincere una competizione o di ottenere un riconoscimento pubblico può aumentare notevolmente il livello di attivazione e stimolare l’impegno. Tuttavia, proprio per la loro natura esterna e poco controllabile, possono generare frustrazione, ansia da prestazione e cali di autostima quando il risultato sperato non viene raggiunto, anche in presenza di una buona prestazione. L’atleta che si concentra esclusivamente sul risultato rischia di perdere il senso del processo, trascurando le fasi intermedie del miglioramento e vivendo la competizione in maniera dicotomica: o vittoria, o fallimento.

Gli obiettivi di performance, al contrario, favoriscono una visione più costruttiva e sostenibile dell’attività sportiva. Poiché sono orientati al miglioramento individuale, consentono all’atleta di valutare il proprio progresso in modo più oggettivo e realistico, riducendo la pressione psicologica legata al confronto sociale. Inoltre, offrono uno strumento più efficace per il feedback: l’atleta può analizzare con precisione le aree di forza e quelle da sviluppare, impostando percorsi di allenamento più mirati. Questo tipo di obiettivo è particolarmente utile nei contesti di apprendimento, durante il recupero da un infortunio, o quando l’atleta sta attraversando una fase di stallo motivazionale. Tuttavia, anche gli obiettivi di performance possono avere dei limiti se non vengono inseriti in una visione d’insieme equilibrata. Un’eccessiva attenzione alla prestazione tecnica può portare a un perfezionismo esasperato o a un’eccessiva autocritica. Inoltre, in sport di squadra o in contesti ad alto livello competitivo, trascurare il risultato può essere controproducente, dato che il successo collettivo dipende in parte dal raggiungimento di determinati obiettivi finali. Per questo motivo, i due tipi di obiettivo dovrebbero essere integrati in modo strategico, tenendo conto delle caratteristiche dell’atleta, del contesto e del momento della stagione.

Integrare gli obiettivi: una strategia mentale efficace

La chiave di un approccio psicologico efficace nello sport sta nella capacità di integrare in modo funzionale obiettivi di risultato e di performance. In una pianificazione mentale ben costruita, l’obiettivo di risultato può rappresentare una meta ispirazionale, una direzione verso cui tendere, mentre gli obiettivi di performance costituiscono le tappe intermedie e misurabili che permettono di avvicinarsi progressivamente al traguardo finale. Ad esempio, un maratoneta potrebbe avere come obiettivo di risultato il podio in una competizione internazionale, ma focalizzarsi quotidianamente su obiettivi di performance come il mantenimento di un determinato passo, il miglioramento della resistenza, o la gestione dell’ansia pre-gara. Questo approccio permette anche di gestire meglio le emozioni legate all’esito della competizione. Se un atleta perde una gara, ma ha comunque raggiunto un miglioramento personale o ha eseguito correttamente una serie di compiti prefissati, l’esperienza può essere vissuta in modo positivo e motivante. In questo senso, gli obiettivi di performance svolgono anche una funzione protettiva, aiutando a mantenere la fiducia in se stessi e a prevenire il burnout sportivo. La combinazione dei due tipi di obiettivi permette inoltre di sviluppare una mentalità orientata al processo, che è una delle caratteristiche fondamentali degli atleti di alto livello.

In conclusione, comprendere la distinzione tra obiettivi di risultato e obiettivi di performance è essenziale per chiunque operi nel mondo dello sport, sia come atleta, sia come allenatore o psicologo. Entrambi i tipi di obiettivo hanno una loro utilità e possono rafforzarsi a vicenda, se utilizzati con consapevolezza. Ciò che conta è evitare una visione rigida o unilaterale, promuovendo invece un equilibrio tra ambizione e realismo, tra sogno e lavoro quotidiano, tra vittoria e crescita personale. È in questa dinamica che si costruiscono non solo i successi sportivi, ma anche la maturità e la resilienza degli atleti.

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