Comunicare efficacemente nella coppia

31 Luglio 2025

Ogni nostro comportamento, anche il silenzio, parla per noi. In principio fondamentale della comunicazione, espresso in modo chiaro anche dalla famosa “prima legge della comunicazione” del teorico Paul Watzlawick: “Non si può non comunicare.” Spesso pensiamo che la comunicazione sia fatta solo di parole, ma in realtà è molto di più: comunichiamo continuamente con il corpo, con il volto, con i piccoli gesti quotidiani. Perfino quando scegliamo il silenzio, stiamo inviando un messaggio importante: possiamo comunicare distanza, disagio, disinteresse, oppure rispetto, ascolto, attesa. Il nostro stare zitti, il nostro modo di evitar lo sguardo o di mostrare impazienza già dice qualcosa di noi, delle nostre emozioni, delle nostre intenzioni.

Tutto questo avviene anche quando stiamo leggendo un libro o siamo presi da altre attività: la postura che adottiamo, l’espressione del viso, il modo in cui ci immergiamo in qualcosa, trasmettono informazioni a chi ci osserva e influenzano il suo modo di rapportarsi a noi. Ecco perché la comunicazione è un flusso continuo: le nostre parole e i nostri gesti agiscono sugli altri, modificando il loro comportamento, e, a loro volta, le loro risposte influenzano il nostro stato d’animo e il modo in cui ci comportiamo. Esiste quindi una circolarità nella comunicazione: ciò che esprimiamo crea una reazione negli altri, che ci rispondono comunicando a loro volta, in un fluire continuo di messaggi, consci o inconsci.

Armonia di coppia

Essere consapevoli di tutto ciò ci permette non solo di comunicare meglio, ma anche di comprendere più profondamente ciò che avviene nelle dinamiche sociali e relazionali della nostra vita. Comprendere che non esistono spazi privi di comunicazione ci rende più attenti, più empatici e anche più responsabili nel modo in cui ci relazioniamo con gli altri.

L’importanza di una chiara e corretta comunicazione nella coppia è evidente specie quando uno dei partner si sente accusato, la sua reazione istintiva può oscillare tra il ribattere con vigore, cercando di difendersi, o il tentativo di giustificarsi e spiegarsi, fino, talvolta, ad adottare un atteggiamento di completa sottomissione e compiacenza.

Questa “resa senza condizioni” – anziché calmare la rabbia del partner accusatore – può generare, paradossalmente, un effetto contrario. Vedersi approvato o sentirsi mancare ogni resistenza non sempre porta sollievo a chi accusa; anzi, in molti casi, questa accondiscendenza appare quasi come una presa in giro, un atto svuotato di autentica partecipazione emotiva. L’altro, piuttosto che sentirsi ascoltato, può percepire una sorta di disinteresse, di stanca adesione, o persino un vittimismo passivo che alimenta ulteriormente il suo senso di frustrazione

L’aggressività può aumentare: il coniuge che si sente “vincitore” nella discussione avverte una strana irritazione, come se la battaglia fosse stata persa comunque, perché le sue ragioni, piuttosto che essere accolte e comprese, sembrano scivolare via su una superficie di apparente consenso. Così i modi si fanno ancora più bruschi, il confronto si irrigidisce ulteriormente e la relazione rischia di incagliarsi in un ciclo ripetitivo di accuse, sottomissione, rabbia crescente.

Questa dinamica ci insegna che il vero ascolto reciproco e la capacità di esprimere in modo autentico i propri sentimenti sono fondamentali per spezzare il circolo vizioso dei conflitti. Né la difesa accanita né la resa totale portano a una reale comprensione e pacificazione: solo il dialogo aperto e rispettoso permette di trasformare la crisi in occasione di crescita reciproca.

La mancanza di ascolto reale porta a incomprensioni, a reazioni automatiche e difensive che alimentano discussioni infinite – un dialogo fatto di sordi, dove ciascuno difende la propria posizione senza accogliere davvero il vissuto dell’altro. In queste dinamiche, ci si parla addosso senza comunicare davvero; i bisogni profondi restano inespressi, o si nascondono dietro accuse e lamentele.

L’ascolto autentico, invece, significa sospendere il giudizio, essere disposti a mettersi nei panni dell’altro, riconoscere le sue emozioni come legittime anche se non condivise. È uno sforzo attivo, fatto di attenzione e presenza, che predispone il terreno perché ognuno possa sentire di essere visto e accolto, non solo giudicato o “corretto”. In parallelo, la capacità di esprimere in modo onesto e costruttivo i propri sentimenti – senza scaricare sull’altro rabbia o colpe – consente di condividere i propri bisogni profondi e le proprie vulnerabilità, aprendo lo spazio alla comprensione reciproca.

Quando il rapporto si basa su questi due pilastri, anche i conflitti diventano occasioni di crescita: i litigi non sfociano più in scontri distruttivi, ma diventano confronti dai quali entrambi possono uscire arricchiti e più uniti. Spezzare il ciclo delle accuse e della sottomissione è possibile solo con dialogo, empatia e sincerità, valori che sono la vera chiave della felicità e della solidità di una coppia.

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