Una delle scelte più rivoluzionarie che possiamo compiere nel nostro cammino di crescita personale – e forse anche l’atto più coraggioso – è cambiare la prospettiva con cui guardiamo ciò che proviamo. Siamo stati educati a temere l’incertezza, a pensare che la felicità sia figlia della prevedibilità, della sicurezza, del tutti i tasselli al loro posto. Ma la vita, in realtà, pulsa attraverso le sue sorprese, cresce negli spazi inaspettati, germoglia dove meno ce lo aspettiamo.
Eppure, quante volte ci siamo lasciati scoraggiare, paralizzare, rattristare da ciò che non riuscivamo a controllare? Nella nostra mente, l’ansia diventa troppo spesso un segnale d’allarme: qualcosa non va, qualcosa va sistemato, qualcosa deve essere eliminato, e subito. E ci affanniamo a spegnere questa scintilla senza accorgerci che, forse, non ci sta bruciando, ma semplicemente illuminando. Il vero malessere non risiede tanto nella sensazione che proviamo, quanto nell’etichetta che le appiccichiamo: quando chiamiamo “ansia” qualsiasi accelerazione emotiva, subito la trasformiamo in nemico. Ma cosa accadrebbe, se solo imparassimo a rinominarla, a osservarla con occhi nuovi?
Immaginiamo di sostituire quell’etichetta pesante con qualcosa di più delicato, quasi poetico. Proviamo a chiamarla “le farfalle nello stomaco”. Sì, proprio quelle: le farfalle ansiose che visitano la nostra pancia quando stiamo per scoprire una parte sconosciuta di noi stessi, quando la vita ci invita ad alzarci dalla nostra comoda routine per accogliere una novità, una sfida, un cambiamento. Quelle farfalle vibranti non sono sempre presagio di sventura ma talvolta portatrici di entusiasmo, energia latente, forza di desiderio. Solleticano la nostra anima per avvertirci che stiamo per vivere qualcosa che conta, che – dietro il tremolio che ci attraversa – si nasconde un’occasione affinché la nostra unicità si esprima.
Cambiare la prospettiva: il dono inatteso delle “farfalle nello stomaco”
Cambiare linguaggio – rivolgersi a sé stessi con nuove parole – cambia anche il modo di sentire. Iniziamo a comprendere che ogni emozione può essere una guida fedele, non una condanna. L’ansia, quella che ci faceva tremare, può allora diventare anticipazione, energia produttiva, tensione creativa. Ci fa scattare, ci motiva a prepararci, ci aiuta a entrare a pieno nella vita. Invece di scacciarle, queste farfalle, possiamo imparare ad avvicinarle. Possiamo ascoltare il loro battito, lasciarle danzare il tempo che serve, magari persino ringraziarle. Esse testimoniano che ci stiamo muovendo verso ciò che ci interessa, che non siamo indifferenti alla nostra stessa esistenza.
Non si tratta di ignorare le difficoltà o fingere che non ci siano momenti complicati. Si tratta, piuttosto, di riconoscere che ogni emozione – anche la più scomoda – ha qualcosa da dirci. Spesso la paura ci segnala che stiamo crescendo, che stiamo superando i nostri confini. L’incertezza ci invita a uscire dalla noia della ripetizione, a scoprire orizzonti imprevisti. L’attesa, quell’emozione mista di impazienza e desiderio, annuncia che la vita sta tornando a chiamarci, che ci offre l’opportunità di sorprenderci di nuovo, di cambiare, di varcare nuove soglie.

Se smettiamo di giudicare negativamente queste emozioni e le accettiamo come parte del nostro percorso, potremo davvero entrare in una nuova dimensione di libertà. Prova a immaginare: il tuo giardino interiore pullula di farfalle di ogni colore e dimensione. Alcune portano la leggerezza del piacere, alcune sono quasi impalpabili, mentre altre vibrano di quella sottile inquietudine che precede ogni grande passo. Accoglile, guardale danzare. Non servono giudizio o vergogna: c’è in queste presenze un valore profondo. Quelli che ai tuoi occhi sembravano limiti – la paura, il tremore, la voglia di scappar via – possono invece rivelarsi inviti: essere vivi davvero significa emozionarsi, lasciarsi sorprendere, restare vulnerabili al cambiamento. È queste farfalle sono lì per invitarti a innamorarti dell’attesa che precede l’imprevisto, a godere del coraggio che ti spinge a rischiare.