Autostima: cos’è e come si costruisce

17 Ottobre 2025

L’autostima è una parola che sentiamo spesso, usata in tanti contesti: a scuola, al lavoro, nei rapporti personali. Ma cosa significa davvero? In modo semplice, possiamo dire che l’autostima è il valore che attribuiamo a noi stessi, la percezione che abbiamo del nostro essere, delle nostre capacità e del nostro diritto di essere amati e rispettati.

 

Non si tratta di pensare di essere “i migliori” o di non avere difetti. Al contrario, una buona autostima si basa su una visione realistica e accogliente di sé: sapere di avere dei limiti, ma anche delle risorse; riconoscere il proprio valore, senza dipendere continuamente dall’approvazione degli altri.

 

Spesso si tende a confondere l’autostima con la fiducia in sé stessi o con il successo esteriore. Ma mentre la fiducia riguarda la percezione delle proprie capacità in un ambito specifico, l’autostima riguarda la percezione complessiva del proprio valore personale. È più profonda, più radicata, e influisce su quasi ogni aspetto della nostra vita: dalle relazioni affettive alle scelte professionali, dal modo in cui affrontiamo le difficoltà a quanto ci permettiamo di essere felici.

 

È importante anche chiarire che l’autostima non è fissa. Non nasce “alta” o “bassa” una volta per tutte. Al contrario, è un processo in continua evoluzione, che può rafforzarsi o indebolirsi nel tempo, a seconda delle esperienze vissute, del contesto in cui cresciamo e delle relazioni significative che incontriamo.



I segnali di un’autostima fragile (e perché riconoscerli è importante)

Avere una bassa autostima non significa necessariamente essere tristi o depressi. Spesso si manifesta in modo più sottile, attraverso atteggiamenti e pensieri che si ripetono nel tempo e che finiscono per limitare le nostre scelte e il nostro benessere.

 

Chi ha un’autostima fragile può, ad esempio, sentirsi spesso inadeguato, anche quando gli altri riconoscono i suoi meriti. Può provare un forte timore del giudizio, evitare nuove esperienze per paura di fallire o ritenere di non meritare affetto o successo. A volte questo si traduce in comportamenti di autosvalutazione, come sottovalutare i propri risultati, confrontarsi costantemente con gli altri in modo penalizzante, o accettare situazioni (anche relazioni) che non rispettano i propri bisogni.

 

In altri casi, la bassa autostima può portare a un bisogno eccessivo di approvazione: si cerca continuamente conferma da parte degli altri, e il proprio valore sembra dipendere dallo sguardo esterno. Quando questa conferma viene a mancare, si innescano dubbi, insicurezze, senso di colpa o fallimento.

 

Riconoscere questi segnali è fondamentale. Non per giudicarsi o per “correggersi”, ma per iniziare a osservarsi con più consapevolezza. Spesso queste dinamiche hanno radici lontane: nel modo in cui siamo stati visti e trattati da bambini, nelle esperienze di rifiuto o svalutazione vissute, o nei modelli relazionali che abbiamo interiorizzato. Comprendere l’origine di queste sensazioni è il primo passo per iniziare a costruire un’autostima più solida e autentica.

 

Come si costruisce (e si coltiva) una sana autostima

Costruire un’autostima sana non è questione di “pensare positivo” o di ripetersi frasi motivazionali allo specchio. È un processo profondo, che richiede tempo, pazienza e — spesso — uno sguardo nuovo su di sé.

 

Il primo passo è iniziare ad ascoltarsi con sincerità e gentilezza. Questo significa notare come parliamo a noi stessi quando sbagliamo, quando affrontiamo una difficoltà, o quando le cose non vanno come vorremmo. Le frasi interiori come “non valgo niente”, “non ce la faccio mai” o “non sono abbastanza” non sono solo pensieri, ma influenzano il modo in cui ci percepiamo e ci trattiamo. Sostituirle con parole più realistiche e compassionevoli può aprire uno spazio nuovo dentro di noi.

 

Anche imparare a riconoscere e valorizzare i propri successi, anche i più piccoli, è un atto di cura verso la propria autostima. Spesso tendiamo a dare per scontato ciò che facciamo bene, mentre amplifichiamo gli errori. Invertire questa tendenza, anche solo con piccoli gesti quotidiani, aiuta a costruire un’immagine più equilibrata e giusta di sé.

 

Un altro elemento fondamentale è imparare a porre confini. Chi ha una bassa autostima spesso fatica a dire di no, teme di deludere o si adatta agli altri per paura di non essere accettato. Costruire confini chiari — emotivi, relazionali, pratici — è un modo per riconoscere il proprio valore e proteggere il proprio spazio personale.

 

Infine, le relazioni giocano un ruolo centrale. Circondarsi di persone che ci rispettano, ci sostengono e ci aiutano a vedere il nostro valore è un nutrimento essenziale. Ma anche qui, il punto di partenza è dentro di noi: più siamo in grado di riconoscerci, più saremo in grado di scegliere relazioni che ci fanno bene.

 

In molti casi, lavorare sull’autostima può essere facilitato da un percorso psicologico. Un terapeuta può offrire uno spazio sicuro in cui esplorare le proprie fragilità senza giudizio, comprendere le origini di certe insicurezze, e soprattutto costruire, passo dopo passo, una nuova relazione con sé stessi.

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