Nel 2015, la Pixar ha lanciato un film d’animazione che ha conquistato adulti e bambini: Inside Out. Dietro la semplicità narrativa e la grafica colorata, si nasconde un lavoro psicologico profondo, frutto della consulenza di neuroscienziati e psicologi dell’età evolutiva. La storia è quella di Riley, una bambina di 11 anni che deve affrontare un trasloco e una serie di cambiamenti che mettono a dura prova il suo equilibrio emotivo. All’interno della sua mente, a guidare le sue azioni e reazioni, ci sono cinque emozioni personificate: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto. Queste cinque emozioni fondamentali si alternano nella “console” cerebrale per gestire le esperienze di Riley e cercare di darle una direzione.
La scelta delle emozioni non è casuale: secondo il noto psicologo Paul Ekman, ci sono alcune emozioni di base che sono universali e riconoscibili in ogni cultura. Anche se il numero esatto può variare a seconda delle teorie (alcuni ne indicano sei, altri sette), nel film vengono selezionate cinque tra le più centrali per la vita emotiva umana. Gioia stimola la curiosità, crea ricordi positivi e mantiene vivo l’ottimismo; Rabbia protegge i nostri confini e ci spinge a reagire a ingiustizie; Paura è un meccanismo di difesa essenziale per evitare pericoli; Disgusto ci aiuta a riconoscere ciò che è nocivo o tossico, sia a livello fisico che relazionale. E poi c’è lei, Tristezza, inizialmente vista come un disturbo da contenere o evitare, ma che nel corso del film rivela il suo valore essenziale per la crescita e la connessione umana.
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ToggleTristezza: un’emozione da rivalutare
All’inizio della storia, Gioia cerca in tutti i modi di evitare che Tristezza prenda il controllo della mente di Riley. La considera inutile, ingombrante, dannosa. Non è forse quello che facciamo tutti, almeno qualche volta? Cerchiamo di scacciare la tristezza, la viviamo come un errore, qualcosa da correggere al più presto. Eppure, proprio nel momento in cui Gioia è costretta a collaborare con Tristezza, inizia un cambiamento fondamentale. Riley può finalmente esprimere il suo dolore per il trasferimento, la nostalgia per la vecchia casa, il bisogno di essere accolta per ciò che sta provando davvero.
La tristezza, nel film, assume gradualmente un ruolo trasformativo. È l’emozione che permette alla protagonista di entrare in contatto con la propria vulnerabilità e di comunicarla agli altri, attivando empatia e vicinanza. Un esempio toccante è la scena in cui Bing Bong, l’amico immaginario dimenticato di Riley, si sente sconsolato per aver perso ogni legame con lei. Gioia prova a distrarlo, a farlo ridere. Tristezza invece si siede accanto a lui, lo ascolta, gli dà spazio. È così che Bing Bong si sente meglio: non grazie a una forzata allegria, ma per la presenza autentica di chi sa accogliere il dolore.
In psicologia, la tristezza è considerata una risposta sana e adattiva alla perdita, alla frustrazione, al cambiamento. Serve a rallentare, a riflettere, a chiedere aiuto. Non è una debolezza, ma una funzione essenziale per elaborare ciò che non possiamo controllare. I bambini, come gli adulti, hanno bisogno di imparare che ogni emozione ha un senso, e che anche la tristezza ha diritto di cittadinanza nella nostra vita emotiva. Rimuoverla o reprimerla può portare a conseguenze ben più gravi, come ansia, somatizzazioni o depressione.

Le emozioni come guida: dare un nome a ciò che proviamo
Uno degli aspetti potenti del film Inside Out è il modo in cui aiuta a visualizzare il funzionamento emotivo umano in modo semplice e immediato. Le emozioni non sono nemiche da combattere, ma alleate da comprendere. Quando impariamo a riconoscerle e a dare loro un nome, possiamo gestirle in modo più efficace e costruttivo. Questo processo, chiamato “alfabetizzazione emotiva“, è una componente fondamentale di ogni percorso di crescita psicologica e rappresenta una competenza da promuovere fin dall’infanzia.
Il film insegna che non esiste un’emozione “giusta” da provare in ogni circostanza. Spesso convivono stati d’animo contrastanti: si può essere felici e tristi allo stesso tempo. Pensiamo a una persona che parte per una nuova avventura: prova entusiasmo per il futuro, ma anche malinconia per ciò che lascia. Inside Out mostra come i ricordi più significativi di Riley siano quelli che contengono una miscela di emozioni, in cui la tristezza rende più profondo il senso di ciò che è stato vissuto. La maturità emotiva non consiste nel cercare solo gioia, ma nel saper integrare l’intera gamma delle esperienze interiori.
Per gli psicoterapeuti, questo film è spesso un punto di partenza per spiegare in modo semplice ma potente come funzionano le emozioni, anche durante il lavoro con i bambini o con le famiglie. Ma Inside Out parla anche agli adulti: ci ricorda che non dobbiamo essere sempre “felici a tutti i costi”, e che riconoscere la tristezza può essere il primo passo per ritrovare un equilibrio più autentico e profondo.
In conclusione, Inside Out non è solo un film d’animazione, ma una piccola lezione di psicologia accessibile a tutti. Le cinque emozioni fondamentali ci guidano nella vita di ogni giorno, e ciascuna ha un ruolo da svolgere. Tristezza, in particolare, ci insegna che anche il dolore ha un valore: ci connette agli altri, ci aiuta a capire chi siamo, e ci prepara al cambiamento. Accogliere tutte le emozioni – anche quelle scomode – è un passo fondamentale per prenderci davvero cura della nostra salute mentale.